Sara Coppoli - Lorenzo Ponzo - Riccardo Ruggieri - Pietro Serra - Luisa Majia Severino - DIVERGENZE

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COMUNICATO STAMPA

Divergenze, mostra ospitata negli spazi di AF Gallery in occasione della decima edizione di Opentour, presenta una selezione di opere di cinque studentesse e studenti frequentanti l’ultimo anno del Triennio del corso di Pittura del professore Simone Pellegrini che, pur evidenziando caratteristiche assolutamente personali, sono accomunate dal condividere una ricerca volta a un’indagine del linguaggio artistico a tutto tondo insieme a un’eterogenea sperimentazione delle tecniche espressive implicate. Il percorso allestitivo espone altresì lavori in cui i giovani autori affrontano il tema del corpo con una fluidità gestuale e compositiva tangibile, modulandolo di volta in volta attraverso le proprie poetiche già ben connotate. Il corpo come soggetto apparso nella storia dell’arte sin dagli albori, qui compare di volta in volta nella sua dichiarata esuberanza di forma e contenuto, reinterpretato dopo aver assimilato la lezione dei grandi maestri del passato, appena accennato o mostrato per frammenti. Sara Coppoli (Terni, 2002) lavora su tele di piccolo formato che diventano luoghi asfittici, claustrofobici dove si consumano espliciti atti sessuali, autoerotici o effusioni d’affetto. Lo stile compositivo gemmante, opulento, contorto, dalle linee sensuali che ricordano vortici, trova corrispettivo nel contenuto col quale vengono ritratti i soggetti che vi sono allocati in una fluorescenza di gesti reiterati e gocciolii organici. Il mondo di Lorenzo Ponzo (Gagliano del Capo, 1999) è caratterizzato da una forte improvvisazione ed estemporaneità mixata a una debordante espressività segnica e a una decisa immediatezza gestuale, accompagnata dall’impiego eclettico di tecniche miste che vanno dagli acrilici ai pigmenti, all’uso copioso dell’olio. Ne risulta un universo abitato da corpi di retaggio espressionista popolato da oggetti del quotidiano tradotti in presenze inconsuete, potenti, misteriose, ora restituite con segni incisivi che graffiano la materia, ora stesi con ampie campiture che, grazie a un uso del colore libero ma ben calibrato, si estendono colonizzando l’intera superficie, raggiungendo esiti intensi e non banali. Un chiaro tentativo di smarcare il figurativo aleggia nei lembi di tela di Riccardo Ruggieri (Teramo, 2002) dove è data estrema importanza all’uso di materiali naturali quali l’olio, la colla di coniglio, il gesso, in un gioco di controllo e massima resa del loro potenziale che diviene questione estetico-contenutistica. Al processo costruttivo dinamico sperimentale, si contrappone la scelta di soggetti dalle forme silenti e meditative tendenti quasi all’astrazione, che trascendono quello che un tempo era identificabile come corpo. Queste tracce porose, candide, saline, emergono nella loro matericità da tele-membrana che, fissate al telaio, si appoggiano enigmatiche al supporto grezzo preesistente che le accoglie in modo non convenzionale in una trafittura di chiodi che le incornicia. Pietro Serra (Cagliari, 2002) sviluppa la sua ricerca intorno al tema di un corpo errante, differente, che sfida il limite, utilizzando una pittura a olio dai toni caldi che si fa materia organica. Corpi tutt’altro che perfetti, difformi dai canoni classici, dalle linee rotondeggianti, creano sbuffi, matasse, intrecci, memori di un’eredità barocca. In costante movimento e tensione, con i loro profili lievitanti curvilinei che rimandano all’instabilità dell’essere, queste figure si aggrovigliano, si intrecciano, catalizzatrici di energie naif e primigenie, colte in tentativi di fuga maldestri mentre si misurano ora con i perimetri della tela, ora con i limiti del corpo stesso, o intente in sperimentali accomodamenti formali. E’ una pittura gestuale quella di Luisa Maija Severino (Corigliano Rossano, 2002) costellata da ricordi ed esperienze personali che affiorano su carte di grande formato e si fanno strada in un groviglio di linee e colori che vanno via via a svelarsi al fruitore. E’ quanto accade in Il cielo non è per niente azzurro opera dal titolo poetico esposta in galleria, dove volti, uccelli fiabeschi e raggi di luce bagnano l’immagine e, cancellandola, ne fanno perdere a tratti il senso. La figura complessiva appare scomposta, in una frammentazione continua causata da un gesto pittorico ampio, slanciato, frenetico che mescola oggetti alla composizione d’insieme in un disordine armonico. Una fluttuazione di narrazioni segniche multiple in cui convergono una simultaneità di piani, colori, baluginii di luce, forze compulsive ed esplosive in espansione e tensione, grazie ad aggiunte continue di particolari, confermano una profusione compositiva incontenibile e che anzi, potrebbe espandersi all’infinito.
Tristana Chinni


EN:
Divergenze, an exhibition hosted in the AF Gallery spaces on the occasion of the tenth edition of Opentour, presents a selection of works by five students attending the last year of the three-year course of Painting of professor Simone Pellegrini who, while highlighting absolutely personal characteristics, they are united by sharing a research aimed at an all-round investigation of the artistic language together with a heterogeneous experimentation of the expressive techniques involved. The exhibition itinerary also exhibits works in which the young authors address the theme of the body with a tangible gestural and compositional fluidity, modulating it from time to time through their own already well-defined poetics. The body as a subject that has appeared in the history of art since its dawn, appears here from time to time in its declared exuberance of form and content, reinterpreted after having assimilated the lessons of the great masters of the past, barely mentioned or shown in fragments. 
Sara Coppoli (Terni, 2002) works on small-format canvases that become asphyxiated, claustrophobic places where explicit sexual, autoerotic acts or outpourings of affection are performed. The budding, opulent, twisted compositional style, with sensual lines that recall vortices, finds its counterpart in the content with which the subjects who are placed there are portrayed in a fluorescence of reiterated gestures and organic drips.The world of Lorenzo Ponzo (Gagliano del Capo, 1999) is characterized by a strong improvisation and extemporaneousness mixed with an overflowing expressiveness of signs and a decisive gestural immediacy, accompanied by the eclectic use of mixed techniques ranging from acrylics to pigments, to the use copious amount of oil. The result is a universe inhabited by bodies of expressionist heritage populated by everyday objects translated into unusual, powerful, mysterious presences, now rendered with incisive signs that scratch the material, now spread with large backgrounds which, thanks to a free but well-defined use of colour, calibrated, they extend, colonizing the entire surface, achieving intense and non-trivial results. A clear attempt to separate the figurative hovers in the canvas flaps of Riccardo Ruggieri (Teramo, 2002) where extreme importance is given to the use of natural materials such as oil, rabbit glue, plaster, in a game of control and maximum yield of their potential which becomes an aesthetic-content issue. The experimental dynamic construction process is contrasted with the choice of subjects with silent and meditative forms almost tending towards abstraction, which transcend what was once identifiable as the body. These porous, white, saline traces emerge in their materiality from canvas-membranes which, fixed to the frame, lean enigmatically on the pre-existing rough support which welcomes them in an unconventional way in a piercing of nails that frames them. Pietro Serra (Cagliari, 2002) develops his research around the theme of a wandering, different body that challenges the limit, using an oil paint with warm tones that becomes organic matter. Bodies that are far from perfect, different from classical canons, with rounded lines, create puffs, skeins, weaves, reminiscent of a baroque heritage. In constant movement and tension, with their curvilinear leavening profiles that refer to the instability of being, these figures tangle, intertwine, catalysts of naïve and primordial energies, caught in clumsy escape attempts while now measuring themselves with the perimeters of canvas, now with the limits of the body itself, or intent on experimental formal arrangements. Luisa Maija Severino's (Corigliano Rossano, 2002) gestural painting is studded with memories and personal experiences that emerge on large-format papers and make their way in a tangle of lines and colors that gradually reveal themselves to the user. This is what happens in The sky is not at all blue, a work with a poetic title exhibited in the gallery, where faces, fairy-tale birds and rays of light bathe the image and, erasing it, sometimes make it lose its meaning. The overall figure appears broken down, in a continuous fragmentation caused by a broad, slender, frenetic pictorial gesture that mixes objects with the overall composition in a harmonious disorder. A fluctuation of multiple sign narratives in which a simultaneity of planes, colors, glimmers of light, compulsive and explosive forces in expansion and tension converge, thanks to continuous additions of details, confirming an uncontainable compositional profusion which, indeed, could expand infinitely.
Tristana Chinni