Vincenzo Cabiati - Giovane Custer

Veduta parziale della mostra
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COMUNICATO STAMPA


I protagonisti di queste opere sono eroi ambigui entrati nel mito,simboli di bellezza, ma anche di fragilità e sconfitta. Custer è legato ad unadisfatta, una epocale vittoria dei nativi americani sulle truppe che cercavanodi conquistare il West. Maria Antonietta è l’ultima, bellissima e giovanissima,regina di Francia. La sua caduta, letterale e simbolica, segna la fine diun’epoca.
Nel ricordo comune, nelle storie che si sono accumulate sulle lorofigure, e sulle loro fini, la bellezza è il tratto distintivo. È ciò che gli èsopravvissuto, la loro porzione di eternità. Una leggenda che non è fondatasulla loro valenza, sulle loro capacità, quanto piuttosto sulla fascinazioneper i loro corpi. Due corpi disgregati e dispersi dalla storia, ma non dalracconto: Maria Antonietta rimane la regina bambina e bellissima e non la testache cade, Custer è il militare dai riccioli biondi e non l’anonimo corpoparzialmente interrato a fine battaglia.
Le opere ripartono da queste singolarità, dai film che li hannoraccontati e ne isola dei frame: visioni parziali della narrazione complessiva,dettagli iconici di questi eroi perdenti (riqualificati dall’operazioneartistica). Non c’è Storia in questa rappresentazione: scompaiono i contesti,spesso anche gli interni: rimane il ‘costume’ per usare un’espressione cara alcinema che l’autore sente vicino. E così Maria Antonietta non è più MariaAntonietta, ma una solitaria, splendida donna; e Custer non è più Custer, ma ungiovane in divisa. Entrambi non sono loro, ma la loro essenza, quello che diloro ci interessa: bellezza e solitudine, i due poli attorno ai quali siorganizza anche la vita in studio dell’artista.
Irene Biolchini